Il caso del sottomarino Kursk: la Guerra Fredda non si è mai fermata

Il caso Kursk

Il caso Kursk

Potere e controllo. Russia e Usa a contendersi ancora una volta gli spazi dello scacchiere internazionale. Sullo sfondo la Guerra fredda e una corsa agli armamenti ininterrotta. La nuova arma, micidiale, è composta da un siluro a propulsione. Fiore all’occhiello di un’elezione destinata a scardinare gli equilibri mondiali: l’incoronazione di Vladimir Putin. E’ il 12 agosto del 2000, il sottomarino russo K-141 Kursk è impegnato nel mare di Barents in un’esercitazione navale. Deve sganciare i siluri a salve contro l’incrociatore nucleare Pjotr Velikij. Ma qualcosa va storto…

All’improvviso però avviene un’esplosione. Solo 23 membri, dei 107 dell’intero equipaggio, si salvano e raggiungo il settore nove. Ma è questione di ore e anche per loro le possibilità di riemergere si fanno sempre più improbabili. Il 19 agosto la nave Normand Pioneer con il batiscafo LR5 arriva sul luogo dell’incidente. Tutti i settori del sottomarino russo sono allagati e ben presto arriva anche la certezza che nessuno dei marinai si è salvato.

La pagina mancante di questo disastro navale russo è stata raccontata, nel dettaglio, all’interno del libro-romanzo dello scrittore trevigiano Giacomo Coletti “Il caso Kursk il canto delle sirene”. Un racconto storico nato dall’incontro con un ufficiale della marina britannica responsabile militare dei tentativi di soccorso.

La nuova arma – scrive nel romanzo Coletti – è un siluro a propulsione che avrebbe potuto portare la marina russa a dominare i mari“. Un potenziale che non viene nascosto al nemico. Anzi. L’occasione è proprio l’esercitazione del sommergibile atomico Kursk.

La contromossa è una seconda prova generale degli avversari con finalità di disturbare la dimostrazione. Un gioco di incastri di potere che all’improvviso si rompe mettendo a dura prova i rapporti internazionali”. Il risultato, però, è la morte dei marinai e una drammatica corsa contro il tempo per evitare che le tensioni politiche portino ad una nuova guerra. Un susseguirsi di incontri e trattati segreti necessari per calmare le acque…

In collaborazione con Andrea Zambenedetti

La redazione della Pagina Mancante
Alessandro Cracco
@alessandrcracco
Matteo Cappella
@mrcape1

2 risposte a “Il caso del sottomarino Kursk: la Guerra Fredda non si è mai fermata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *