Muro di Berlino: le storie inedite di chi ha sognato la libertà rischiando la vita

Nella notte del 9 novembre 1989 cadeva il muro di Berlino. A trent’anni di distanza, sei pezzi verranno battuti all’asta nel Regno Unito.
Si tratta dei blocchi su cui sono riportati i graffiti dell’artista Ben Wagin e fanno parte del “Parlamento degli alberi”: un memoriale eretto in ricordo delle 278 vittime che tentarono di oltrepassare il confine. Il Muro divise la città in due tra Est e Ovest ma soprattutto separò famiglie, amanti e amici, le cui storie sono in pochi a conoscere.

Come la storia di Helga, raccolta nel libro “Hoheneck – Frauen in politischer Half 1950 -1989 Erfahrungen und Erinnerungen”. L’amore, la tentata fuga e poi l’arresto sono la trama della sua appassionante vicenda: un distillato di coraggio e forza d’animo!
Helga viveva a Berlino est…
Aveva 18 anni e si era innamorata di un medico russo, Dimitri, del quale era rimasta incita. Era una ragazza come tante: sogni nel cassetto da realizzare e un grande amore nel cuore, che però viveva dall’altra parte del Muro. Era notte quando Helga si fece coraggio e decise di correre verso la libertà, senza poter immaginare quello che l’aspettava davvero… Mentre tentava di mettere in atto il suo rudimentale piano di fuga, infatti, fu sorpresa da una sentinella della DDR (la sicurezza a guardia del muro. ndr) e immediatamente arrestata.
Fu imprigionata nel carcere femminile di Hoheneck. Lì, dopo 23 ore di travaglio, diede alla luce il suo primo figlio, Franz, che le fu portato via dopo 4 mesi e riabbracciò solo dopo 7 lunghi anni.
Nel suo diario, si legge: “Ero convinta di dover morire. Mi chiesi come sarebbe stato se fossero gli uomini a dover partorire al posto nostro… Forse per questo gli uomini non si creano molti problemi a uccidere esseri umani. Non sanno quanta fatica ci vuole per farli nascere”.

ph. Nausica Samela

Altrettanto drammatico il tentativo di fuga della giovanissima Miriam,16 anni di puro coraggio, cresciuta nella povertà della Berlino Est.
Anche lei, come Helga, aveva fatto suo il sogno comune di libertà verso l’Occidente. Tanto che, nella notte di San Silvestro del 1968, decise di mettere in atto il suo piano di fuga. Ma qualcosa andò storto. Tra lei e la libertà, c’era un muro troppo alto per le sue forze. ‘Ho ancora le cicatrici del filo spinato. Quei tagli che mi sono procurata tentando di scavalcare il muro. Ricordo il filo spinato che si srotolava come un tubo, i pantaloni completamente strappati, io bloccata, senza potermi muovere. Un arlecchino su un palcoscenico all’aperto’’. È sopravvissuta Miriam a quell’inferno e per questo oggi possiamo raccontare la sua storia attraverso alcuni passaggi del suo diario.
Rudolf, invece, a Berlino Ovest era riuscito ad arrivarci… Aveva pianificato, insieme alla moglie, la via di fuga e, nella notte del 18 agosto 1961, decise di attuare il suo piano. Rudolf prese coraggio e si calò per primo dalla finestra, quella che dava su Berliner Straβe. Ma fece un volo di 6 metri, si ruppe il tallone e fu portato in ospedale, proprio a Berlino Ovest. Il sogno di libertà verso tutto quello che rappresentava la parte occidentale della città si era avverato, anche se non esattamente con le modalità che voleva. Rudolf, infatti, morì proprio in ospedale un mese dopo il suo ricovero a causa di un’infezione ai polmoni.

ph. Nausica SamelaQuei blocchi di cemento che saranno venduti all’asta, quindi, non hanno rappresentato solo una fuga vera, fisica, ma anche ideale. Testimonianza ne è la storia di Dorothea e Christoph, i due amanti che furono separati prima dal filo spinato e poi dai piloni di calcestruzzo. Il loro amore, racchiuso nelle lettere conservate al Tranen Museum, rappresenta una sorta di ricerca della quotidianità nonostante la separazione. Nelle poche righe che scorrono sotto i nostri occhi si legge tutto l’amore e il dolore di una donna che è stata separata dal suo uomo, ma, nonostante questo, cerca di farsi forza.
Mio caro Christoph, mio povero Christoph. Voglio essere breve per non addolorarti troppo. Ritorno ora dall’ufficio competente e sono molto avvilita. Mi è stato spiegato che si rilasciano autorizzazioni esclusivamente a parenti di 1 grado. Anche a Natale, nessun lasciapassare, e tanto meno per i fidanzati. Ciò che abbiamo da discutere, possiamo comunicarcelo tranquillamente per iscritto. Ecco quanto mi ha detto la signora con cui ho appena parlato. Caro Christoph, so bene che in questo momento tu sei molto triste, ti abbraccio forte, ti bacio, ti accarezzo, appoggio la mia bocca sui tuoi occhi. Non essere triste, io tengo duro e sono convinta che il nostro amore sarà più forte di ciò che attualmente ci separa. Adesso chiudo perché ho altre lettere da scrivere. Per sempre tua, Dorothea.

ph. Nausica SamelaLettere, storie, testimonianze che raccontano l’odissea dei circa 5mila tedeschi che riuscirono a mettersi in fuga, ma anche dei prigionieri le cui lettere dal carcere furono intercettate e sequestrate dalla Stasi, la polizia tedesca.
Testimonianze vere e autentiche, conservate negli archivi di Stato di Berlino che pochi, se non pochissimi conoscono. Una Pagina Mancante della storia del Muro di Berlino, che solo ora ci aiuta a comprendere il senso di quel progetto che portò alla caduta nel 1989, che ridiede fiato ai sogni dell’Europa.

In collaborazione con Nausica Samela

La redazione della Pagina Mancante
Matteo Cappella
@mrcape1
Alessandro Cracco
@alessandrcracco

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