CoronaVirus come la Peste del Manzoni: cosa dobbiamo imparare dai Promessi Sposi

“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia…..” Le parole appena citate sono quelle che aprono il capitolo 31 dei Promessi sposi, capitolo che insieme al successivo è interamente dedicato all’epidemia di peste che si abbatté su Milano nel 1630.

Questo è l’incipit della lettera scritta dal dirigente scolastico del liceo scientifico Alessandro Volta di Milano, Domenico Squillace, ai suoi studenti. Nella lettera il preside ripercorre alcuni passi de “I Promessi sposi” che parlano della pestilenza che proprio il secolo scorso colpì il capoluogo meneghino e li invita a essere fiduciosi e a credere nella medicina. Ma, soprattutto,  a non avvelenare i rapporti umani perché il bene più prezioso sono le relazione interpersonali. La cultura letteraria, dunque,  diventa così memoria storica di un passato che si ripete ciclicamente e – a differenza delle suggestioni e delle profezie di Nostradamus – ci invita a riflettere. Insomma, gli avvenimenti passati forniscono alla collettività una chiave di lettura utile per non lasciarsi abbattere dagli avvenimenti negativi. Ecco la lettera integrale.  Continua a leggere

Mussolini e “l’invenzione strategica” dell’Idroscalo di Milano

Mussolini mezzobustoUno stendardo galleggia in mezzo al mare. All’estremità c’è un lungo nastro tricolore, con un piccolo tubo di metallo agganciato. All’interno c’è un messaggio che recita: “Ai marinai pescatori dell’Adriatico. Vengo io stesso, con le mie ali marine, a benedirvi dal cielo…”. E’ appena stato lanciato da un idrovolante, lasciato cadere sul litorale di Francavilla, in Abruzzo. La firma rivela un celebre autore, Gabriele D’Annunzio. Siamo nel 1928 e quelle che il poeta-soldato chiama “le mie ali marine”, in realtà, sono proprio le parti alate di una delle sue più grandi passioni: l’S16 “Ter” Alcyone. Ovvero quel suo idrovolante biplano con cui attraversava i cieli d’Italia.

Gabriele D'AnnunzioUn mezzo divenuto storico per i suoi successi, che suscitava ammirazione smodata anche da parte di Benito Mussolini (che proprio in questi giorni fu nominato presidente del Consiglio del Regno d’Italia, ovvero 95 anni fa, restando in carica dal 31 ottobre 1922 al 25 luglio 1943). Il Duce, appunto, che fece di questa passione una vera e propria strategia militare: tanto che nel 1927 impose alle Province una legge per la realizzazione di piste d’atterraggio specifiche per gli idrovolanti. La Pagina Mancante di questa storia rivela che, proprio in previsione della guerra, il bombardamento di corsi d’acqua non avrebbe impedito agli aerei di decollare o far ritorno alla base. A differenza dei classici campi di volo, che invece potevano essere distrutti impedendo alle forze aeree di volare. Ma l’unica Provincia a rispettare questa lungimirante norma fu quella di Milano… Continua a leggere